“Il verbo leggere non sopporta l’imperativo” diceva Gianni Rodari. E la Scuola si sforza di tenere alto questo motto. Così le sue “Favole al telefono” insieme a molte altre si fanno spazio anche in queste giornate stravolte dal Coronavirus e diventano una bella occasione per superare l’isolamento sociale. L’intimità familiare e con essa uno dei suoi momenti simbolo, quello della buonanotte, in queste settimane critiche si sono aperti in un abbraccio allargato fra maestre, bambini e genitori.
E’ successo a Catanzaro, nell’Istituto Comprensivo Patari-Rodari retto dalla Dirigente Anna Maria Rotella, con i bambini delle classi prime, dove ha preso vita una iniziativa di grande spessore culturale, pedagogico e scolastico, come risposta al distanziamento fisico, ma non per forza emotivo e psicologico. IL’iniziativa prevede una lettura quotidiana, a scelta di mamme e bambini, da inviare ai compagni di classe via whatsapp, o tramite il canale YouTube “Le Favole di Gianni Rodari”.
Una coccola, un abbraccio. Come lo definisce la maestra Maruska Mauro, che ha lanciato l’idea, seguita dalle colleghe Arianna Colonnese, Antonella Perri, Maria Luisa Fabiano, Rosita Mirante, Monica Luise, Rosita Parisi, Caterina Voci, Emanuela Costantino, Teresa Fanara, Giovanna Scarpino, Alma Rao, Angela Cantafio, dalla Presidente d’Istituto Rossana Neri e anche da alcuni docenti dell’Istituto Comprensivo che hanno contribuito con una lettura, essendosi innamorati dell’idea. E prima ancora dalla stessa Dirigente Rotella, che ha accettato di buon grado di leggere in pigiama “Il gambero” per i suoi piccoli alunni. Del resto, il suo messaggio di auguri in occasione della Pasqua aveva commosso l’intera comunità scolastica: “State sereni – aveva detto in un video messaggio – . Di programmi riparleremo a settembre. Proseguiamo con le attività senza preoccupazioni. Adesso i bambini impareranno la scienza della vita!”. E in questo solco si è proseguito. Perché più che di grammatica, regole e programmi tradizionali, i bambini a questa età ed in un momento così particolare hanno bisogno di comunicare, di essere rassicurati, di sentirsi emotivamente in contatto con il mondo, i loro amici, i loro insegnanti.
A raccontare a Calamita Educational come è nata l’iniziativa e soprattutto come inaspettatamente sta crescendo, è la stessa Maestra Mauro, alla quale abbiamo chiesto anzitutto come sta?
Adesso bene, bene, grazie! Dopo l’iniziale spaesamento, senso di smarrimento, stordimento, condiviso con le mie colleghe, ora posso dire di aver trovato un nuovo equilibrio, certamente facilitato e consentito dagli strumenti di comunicazione, da telefono, video chiamate, whatsapp. E’ stato un percorso, che ancora non può certo dirsi concluso, fatto tutti insieme, scuola e famiglie.
Scuola – Famiglia: Gianni Rodari avrebbe parlato di “binomio fantastico”. Come ha vissuto e come ci racconta questa relazione, da sempre centrale nella crescita dei bambini e dei giovani, ma non sempre semplice e costruttivo?
Una relazione speciale e preziosa, che io ho trovato migliorata, cresciuta, più interconnessa: in questi mesi abbiamo lavorato fianco a fianco con le famiglie, addirittura noi maestre siamo entrate nei gruppi whatsapp delle mamme, per stare loro più vicine, per comprendere meglio esigenze, criticità, bisogni. A 52 anni posso dire di essere stata, talvolta, più coinvolta e intenerita dalle reazioni di alcune mamme, che da quelle dei nostri bambini. Sono nati dei rapporti speciali, di vicinanza, supporto, reciprocità, con tanta voglia di costruire relazione, ascolto. C’è stato quasi uno scambio di ruoli. Le mamme sono diventate un po’ maestre, e noi maestre siamo diventate un po’ mamme.
Un grande valore quello costruito, dunque. Se dovesse trovare una parola d’ordine per definire questo momento che sta vivendo, da insegnante, quale sceglierebbe?
Certamente la parola “flessibilità”, è in essa che ho trovato nuovo slancio e motivazione. Ho vissuto un momento di grandi interrogativi sul mio ruolo di maestra. “A che cosa può servire la lezione cattedratica in questo momento ai miei bambini?”. La vita li porterà da sé ad apprendere in modo meccanico la regola della maiuscola dopo il punto, ad esempio. “Che cosa non può davvero mancare in questo momento ai nostri bambini?”.
Ed è qui che entra in gioco la favola, come risposta a simili domande, per trasmettere stimoli, ma anche vicinanza ai bambini, vero?
Sì. Ci siamo confrontate molto fra colleghe e con la Preside Rotella, alla ricerca di soluzioni possibili, per continuare a realizzare “atti educativi e formativi forti”, capaci di coinvolgere la testa e il cuore. Lavoriamo da sempre con Rodari, la nostra scuola è tappezzata di murales dedicati a lui, grazie ad un progetto intitolato “Inna-muriamoci” realizzato negli anni passati. Questo anno in particolare era per noi dedicato naturalmente alla valorizzazione della sua Opera, ricorrendo il centenario dalla sua nascita. Le mamme ricorderanno che i bambini sono stati accolti il primo giorno di scuola dalle Maestre che indossavano magliette bianche con sopra scritte alcune delle frasi più belle e significative del grande autore per l’infanzia, capacissimo di arrivare con l’uso della parola al cuore e alla mente. E’ stato ed è un “Principe della parola”, come mi ha detto un mio alunno in prima, che lo ha disegnato su un cavallo bianco con il mantello, cavalcare nel “Regno di Fantasia”. Abbiamo deciso di continuare a lavorare sulla valorizzazione della sua opera anche a distanza. Ed è stata la favola che ci ha guidato fino ai bambini, fin nelle loro case, dalle loro mamme, in un bisogno diffuso di vivere la comunità educante, di relazione e vicinanza.
Come è stato entrare nelle case a cavallo delle “Favole al telefono”, titolo di una delle più famose e premiate sue opere, che per un casuale ma efficace gioco di parole appare particolarmente adatto al momento?
I bambini lo hanno accolto come un amico, perché lo conoscevano già. E la cosa più bella, e interessante dal punto di vista didattico per noi insegnanti, è stato che i bambini non hanno mai vissuto questo momento della lettura della favola come un compito. Del resto, come ricordava lei all’inizio, “Leggere è un verbo che non sopporta l’imperativo!”. Non è stato come entrare a gamba tesa nell’intimità familiare, ma come aprire le porte ad un amico, a cuore aperto! Il messaggio più importante che è passato è stato questo. Le prime favole sono state raccontate in pigiama dalle maestre, dalla nostra Preside, dal caro amico di ogni catanzarese Enzo Colacino. Poi l’idea ha contagiato i genitori, le mamme e anche qualche papà. Ogni volta i bambini danno sfogo alla loro fantasia… Sta andando avanti tutt’ora e adesso pensiamo di coinvolgere anche i nonni, perché loro sono fra quelli che più di tutti patiscono l’impossibilità di abbracciare i nipotini.
A proposito di nonni, qualche giorno fa, uno dei decani del giornalismo italiano, oggi ultracentenario, Sergio Lepri, chiacchierando con il Ministro dell’Innovazione Pisano, ha affermato: “Questi strumenti ci danno una grandissima opportunità per comunicare, usiamoli bene. L’importante è sentirsi amici!”. Un’affermazione che ci impone di considerare gli “schermi piatti” nostri alleati, a patto di riempierli di umanità?
Sono strumenti particolari, che rischiano di lasciare indietro molti, anche nella scuola, se non vengono usati correttamente. Sono preziosi, ma possiamo fare affidamento su di essi fino alla curva: poi torno a dire c’è bisogno di mettere in campo mente e cuore, e questo è possibile anche a distanza, ma senza dimenticare che la relazione con gli studenti – di qualsiasi età – è sempre un fatto personale, individuale. Solo così si arriva a tutti! Non possiamo ragionare per la maggioranza della classe, abbiamo il dovere di pensare a tutti.
Non tutte le situazioni sono uguali: dal suo angolo visuale, con quali diversità e difficoltà si è confrontata?
All’inizio avrei voluto essere una farfalla, per essere nelle case dei bambini. Abbiamo avvertito e conosciuto tante situazioni differenti, con caratteristiche e criticità diverse. Bambini figli di operatori sanitari, medici, personale dei supermercati, già molto provati emotivamente perché non potevano riabbracciare le mamme o i papà alla sera al rientro da giornate lavorative anche molto stressanti. Ci siamo confrontati con mamme e papà impegnati con lo smart working, impossibilitati a seguire i loro bambini con i compiti. E ogni bambino ha reagito in modo differente allo stare in casa, a proprio modo, come è giusto che sia. Abbiamo dovuto mettere in campo tutta la nostra esperienza, alla ricerca della soluzione per comunicare davvero con un bambino, con le mamme. Magari ci sentiamo più volte al giorno, o facciamo lezione al telefono perché ci sono bambini che non hanno il computer, o che non hanno whatsapp, e anche se la scuola manda il Pc o il tablet, non è detto che ci sia la rete, e che lo si sappia, o si possa utilizzare. Ripeto che la didattica, anche e ancor di più a distanza, rimane un fatto individuale.
La Scuola ha dato prova, fra difficoltà oggettive, di reggere il peso di un Paese in emergenza. Da insegnante, il ruolo complesso richiesto oggi può essere svolto tramite la “didattica a distanza” secondo lei?
Io voglio rompere gli schemi con questa risposta, perché posso dire che noi abbiamo realizzato la “didattica della vicinanza”, magari non dormendo la notte per quel problema, per quella difficoltà. Mi rendo conto di lavorare cento, per ottenere dieci: nuovi programmi sui computer, nuovi metodi, nuove sfide… Ma sono certa che potremo dire di aver superato la prova insieme ai nostri bambini, se avremo dato il massimo. Ci sono dei limiti, certamente, sui quali tocca lavorare molto, ma è possibile.
Notizie di queste ore ormai definitive: la scuola riaprirà a settembre con modalità ancora incerte. Cosa pensa se guarda al futuro?
Io sono molto ottimista e fiduciosa. Se lei mi chiede come saranno i bambini a settembre, io le rispondo che saranno cresciuti, più forti, più maturi. Questo “laboratorio” ha messo a dura prova tutti noi, ma possiamo uscirne più forti. Io stessa ho fatto cose che non avrei mai fatto se non fossi stata costretta dalla pandemia. Ma questo ci chiede il nostro mestiere: e torno alla flessibilità, che fa il paio con la creatività, che va nutrita, coltivata in ogni direzione, perché il mio, il nostro obiettivo, è e rimane il bambino, che deve poter diventare quel che è lui, non ciò che dice la maestra.
Appuntamento per tutti, quindi, sul canale YouTube dedicato alle favole di Gianni Rodari?
Sì, ci vediamo nel Regno di Fantasia, dove ogni cosa è possibile!
Se volete ascoltarle anche voi ecco il link: https://www.youtube.com/channel/UCy_0S_HhcHOJSuMztGxs3qg
(Rosalba Paletta)