“Attento che cadi!”, diciamoci la verità: è una frase che pronunciamo spesso. Una volta mi è capitato addirittura di sentire: “Scivola piano!”, come raccomandazione ad un bambino che giocava gioioso su uno scivolo.
Avete mai letto la fiaba splendidamente narrata di “Alice Cascherina”, di Gianni Rodari? (Rodari, G. (1995). Favole al telefono. Trieste: Einaudi, pp. 28-29). Una meravigliosa metafora del peregrinare alla ricerca di se stessi, dell’esplorazione del mondo mosso da mille e una curiosità. Un affascinante esempio di “cadute” seguite da instancabili “rimesse in piedi”, appassionato come solo i bambini sanno essere.
Nel cadere ogni bambino, di cui Alice incarna una delicata metafora, impara a conoscere ciò che è giusto o sbagliato, a distinguere le emozioni proprie e altrui, a vedersi capace e competente nel mondo.
Quella che appare talvolta a noi genitori come la sola “pericolosità” della caduta, in realtà è un’esperienza che può celare una variegata serie di emozioni e opportunità.
Nella gran parte dei casi, è sufficiente contare fino a dieci e avere la pazienza di non sostituirci, di non anticipare giudizi, non negare possibili valutazioni, non ritardare volontà di sperimentare… Nessuno ci insegna a fare i genitori e si sbaglia per amore: su questo non ci piove. E sempre e solo per amore… possiamo provare “a non ricadere” nell’errore!