Il libro “I miei 40 anni nel Gruppo Folk” di Antonio Paletta presentato a Serrastretta
Nella sala gremita tanta emozione e applausi. Rivissuta la storia di un’intera comunità. Ripartire dal folklore per essere davvero social
Una comunità che legge un importante pezzo della sua storia. Così possiamo immaginare Serrastretta, all’indomani della presentazione del libro di Antonio Paletta “I miei 40 anni con il Gruppo Folk”, con la prefazione di Saverio Mazza. Al tavolo assieme all’autore e al curatore, il Sindaco Antonio Muraca, il Parroco Luigi Iuliano, la Presidente del Gruppo Raffaella Nicotera, il Segretario Nazionale della F.I.T.P. (Federazione Italiana Tradizioni Popolari) Franco Megna e a presentarli la giornalista Rosalba Paletta.
Una sala gremita di gente, fra cui molti componenti dello storico sodalizio, ha preso parte all’evento che ha visto ripercorrere dagli albori ai nostri giorni la storia del Gruppo folklorico “Canterini di Serrastretta”, di cui lo stesso Antonio Paletta, per tutti Totó, ha guidato le sorti fin dal lontano 1974, nelle vesti alterne di socio fondatore, Presidente, Direttore tecnico, Direttore artistico.
I valori del Gruppo che quest’anno compie 50 anni: identità, solidarietà, altruismo
Mai lontano e mai fuori dal gruppo, Totò ha intrecciato la storia della sua vita, della sua famiglia, a quella dei Canterini, facendo di questo legame inscindibile – pur fra difficoltà e varie vicissitudini – la linfa vitale dei suoi mandati, al punto da autodefinirsi nel libro “malato di Gruppo”. Come potrebbe dirsi anche di diversi altri dei suoi componenti, forse. Ma nessuno, più e meglio di lui, avrebbe potuto raccontare la storia di questo insieme di persone, così diverse, eppure così eguali nello spirito identitario e nella passione vibrante per il folklore. Il libro rappresenta una pietra miliare, imprescindibile per la laboriosa, entusiasta e partecipe comunità Serrastrettese, che ha visto negli anni avvicendarsi padri, figli, nipoti fra le fila del gruppo, che quest’anno compie cinquanta anni di storia, trasferendo alle generazioni che si sono succedute e ancora continuano attivamente ad avvicendarsi nel florido vivaio, i suoi valori fondamentali: identità, solidarietà, altruismo. Il tutto a suon di tarantelle, sotto le luci e fra i colori del Folk, un genere artistico che potrebbe pensarsi superato, o potrebbe dirsi di nicchia, solo fino a quando non si prenda parte ad una manifestazione che, immancabilmente, sprigioni il suo calore intrinseco e la sua forza attrattiva verso i pubblici più diversificati.
Ricerca storica, piacere di stare insieme, scoperta di culture sempre nuove, ovvero l’Europa dei popoli
Di questo e molto altro si legge nel libro di Antonio Paletta, che nel suo racconto parte dai primordi, ricordando il ruolo fondamentale avuto da Don Cesare Scarselletti nell’incoraggiare quei “giovani scalmanati”, per poi ripercorrere fedelmente i successi del Gruppo, le grandi sfilate nei raduni internazionali come le Europeadi, le serate a Parigi, Toledo, Madrid, Torino, Mosca, in Germania e in Svizzera, e poi ancora gli spettacoli nelle piazze in numerosissimi paesi e città italiane e calabresi, ultima delle quali solo in ordine di tempo nell’aprile 2024 a Paestum, in occasione dell’evento promosso dalla F.I.T.P. “Il fanciullo e il Folklore”, fortemente voluta dalla Federazione cui con orgoglio il Gruppo è affiliato fin dal 1978. La ricerca storica, i testi delle canzoni e la scrittura delle musiche, il recupero dei costumi e degli arnesi, il ruolo di grande sostegno delle famiglie “dei piccoli” (poi cresciuti) partecipanti, l’atmosfera festosa delle prove, le serate goliardiche, le discussioni e i malanimi … tutto trova spazio fra le righe di un libro che mancava a questa comunità, che dal Gruppo ha avuto moltissimo.
Un libro importante che mancava e grazie ad Antonio Paletta e al curatore Saverio Mazza ora c’è
Un libro che ora c’è e che, fra i tanti insegnamenti, recita anche: “Il folclore è una parte importante del patrimonio culturale di ogni comunità ed è un elemento fondamentale per mantenere viva l’identità”. Un libro per riflettere, in un’epoca iper connessa e piena di “non luoghi” (per citare Marc Augé), sul fatto che imparare a stare insieme nella diversità, è il primo modo, oggi, per essere social.
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L’Istituto Scalfaro di Catanzaro apre le porte all’educazione emozionale
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Costanza Miriano incanta il pubblico con leggerezza e ironia
“Un amico dice sempre che per educare non devi avere il problema dell’educazione. Quando capita di sbagliare, e da genitori accade spesso – io in media sbaglio una volta al giorno a figlio, moltiplicato per quattro, sbaglio minimo quattro volte al giorno, cerchiamo di andare avanti secondo il nostro desiderio di rispondere a Dio, non ad altri, o ad altro. L’educazione prevede il rischio della libertà, certo, ma noi possiamo fornire loro una testimonianza di quello che per noi è importante, dei nostri valori. Penso che i figli imparino con gli occhi, più che con le parole, e se un figlio vede i propri genitori agire secondo dei principi, anche se questo comporta delle rinunce, la perdita di qualche vantaggio, saranno capaci di questo anche loro”. C’è poco da aggiungere alle parole di Costanza Miriano, che ha saputo intrattenere un pubblico variegato, composto da insegnanti, genitori, nonni, professionisti, attento e interessato come in poche, rare, altre occasioni. Risultato? Una serata straordinaria.
Il tutto grazie ad una felice formula che ha cucito una sapiente introduzione, a cura di Massimo Felice Nisticó, grande e profondo conoscitore di Miriano; un reading a più voci, affidato a lettori accaniti della vaticanista, quali Maria Rita e Giuseppe Leone, Paola Tigani Sava, Carmen Zito Mignolli, Barbara Lucia.
Sarà stata la leggerezza, o forse la profondità delle parole tratte dai suoi scritti – “Sposati e sii sottomessa”, “Obbedire è meglio”, “Niente di ciò che soffri andrà perduto”, “Si salvi chi vuole”, “Il libro che ci legge: la Bibbia come mappa del tesoro” – solo per citarne alcuni, fatto sta che i racconti tratti dal vissuto quotidiano dell’autrice e accostati con semplicità e ironia alla Bibbia, hanno rapito tutta quella bella gente comune, che nelle vicissitudini di Ester, Rut, Giuseppe, Salomone, Noemi… così ben stagliati dal Libro dei libri, nelle opere di Miriano, si è rivista, riconosciuta, uscendo dalla Sala ispirata, verrebbe da dire illuminata, da una luce nuova.
Nel presentare l’incontro intitolato: “Mai da soli: da Dio a noi, andata e ritorno”, Nisticò aveva fin da subito sottolineato come la grande capacità di giocare con le parole e i fatti quotidiani, in una modalità “non canonica”, tratto distintivo della penna d’oro di Costanza Miriano, altro non è che un modo attraverso cui l’autrice sviscera la potenza della Parola, quella Sacra, per intenderci, ad uso dei suoi lettori. La fretta quotidiana, il battibecco con il marito, le difficoltà dei genitori, le preoccupazioni economiche e lavorative, sotto questa luce assumono un altro portato nel cammino di ciascuno. Un cammino “regale”, anche se spesso lo perdiamo di vista.
All’associazione Terre di Pace, sempre alla ricerca di modelli positivi per arricchire di spunti la nostra crescita personale, quella dei nostri figli, delle nostre e altrui famiglie, è piaciuto ascoltare le dritte di “mamma Costanza”, perle preziose che ci portiamo a casa, assieme alla sua simpatia e alla preziosa “mappa del tesoro”, da tenere sempre a portata di mano nella cassetta degli attrezzi.
Quando, infine, le abbiamo chiesto quale sia la sua famiglia preferita nella Bibbia, “Quella di Sara e Tobia” – è stata la sua risposta – “Perché sconfiggono i sette demoni!”. Chi vuole saperne di più, legga Costanza Miriano. Difficilmente non ne trarrà un vantaggio.
Torna presto a trovarci, Costanza! Il sole ed il mare di Catanzaro… ti aspettano!!!
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incontro con COSTANZA MIRIANO
La famiglia è uno dei temi che da sempre ci sta più a cuore.
Ne parleremo, insieme ad altri argomenti cruciali delle nostre esistenze, nel corso dell’attesissimo incontro con Costanza Miriano, nota giornalista Rai e autrice (solo da ultimo) de “Il libro che ci legge: la Bibbia come mappa del tesoro”, il prossimo 8 novembre alle ore 18:00 nella Biblioteca comunale “Filippo De Nobili” all’interno di Villa Margherita, Catanzaro.
Un’occasione imperdibile per tutti noi, in primo luogo per il calibro della nostra Ospite, che con grande profondità e straordinaria leggerezza, riesce a proporre una riflessione contemporanea sul Libro di tutti i Libri.
A partire da un punto di vista tanto originale, quanto puntuale e dirompente: non siamo noi che leggiamo la Bibbia (o che non la leggiamo); è lei che ci legge, ci scandaglia, ci avvolge, ci illumina, ci guida…
E finché non lo avremo compreso, non sapremo davvero quale tesoro nascosto ci perdiamo … non fuori, ma dentro di noi!
Ci credete? Non ci credete? Parliamone😉!
Introdurrà l’incontro Massimo Felice Nisticó; seguirà un reading di brani scelti tratti dall’Opera di Miriano a cura di Barbara Lucia, Paola Tigani Sava, Mariarita e Giuseppe Leone, Carmen Zito Mignolli; modererà gli interventi Rosalba Paletta.
L’evento è organizzato dall’Associazione Terre di Pace, con la collaborazione di Calamita Educational.
Vi aspettiamo numerosi!
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DIS-IMPARARE: Un percorso intensivo con German Doin in Calabria
IL REGISTA DELL’EDUCACION PROHIBITA DUE GIORNI A MAIDA CON INSEGNANTI E DOCENTI DEL SUD ITALIA PER ESPLORARE LA RELAZIONE EDUCATIVA A 360°. CON LUI PAOLO MAI, COORDINATORE DELL’ACCADEMIA DELLA PEDAGOGIA VIVA
Interviste di Rosalba Paletta
(Nelle foto alcuni momenti del percorso formativo)
Come insegnare al meglio oggi? Una domanda che ogni docente si pone, soprattutto se si ferma a riflettere sulla complessità del nostro tempo; sulle richieste della società; sulle criticità che l’esperienza quotidiana in classe presenta; sui tanti approcci tradizionali e noti che la storia della pedagogia ci consegna, e sulle tante pratiche educative contemporanee sperimentali che prendono vita alle più disparate latitudini del Globo e che stanno cambiando da dentro il fare scuola, segno che la ricerca su questo fronte è più che mai viva e vegeta.
Se quell’insegnante pensieroso si sofferma sui momenti positivi che riesce a innescare con i suoi allievi, magari ad un occhio esterno in maniera inspiegabile, sente che una via c’è, ed è fatta di competenze, di grande passione, volontà di mettersi in gioco a 360° nella relazione educativa. Una via che parte da dentro e si muove verso…, per arrivare a ciascuno dei propri studenti, là fuori, facendo tesoro di stimoli e spunti molteplici e di nessuno in maniera esclusiva, capaci di rendere questi “momenti” che si è avuta la fortuna di vivere, duraturi, continui, proattivi, e farne la base di un proprio “metodo”.
Per approfondire questi temi si è svolto in Calabria un seminario esperienziale di due giorni promosso dall’Accademia della Pedagogia Viva, coordinata da Paolo Mai, tenuto da German Doin, ricercatore pedagogico di fama mondiale, regista del docu-film La Educacion Prohibida, fondatore e coordinatore generale di Proyecto C, uno spazio culturale ed educativo all’avanguardia nella città di Buenos Aires, in Argentina. La sua risposta alle tante istanze di docenti, famiglie, educatori è “Dis- Imparare”, percorso pratico intensivo frutto di anni di lavoro e studio di attività pedagogiche disparate. Ad ospitare i due esponenti del panorama educativo contemporaneo una brillante esperienza di “pedagogia viva” e sperimentazione educativa locale, ovvero la tenuta ove sorge l’Asilo Nido Montessori in natura guidato dalla pedagogista Viviana Vitale, che si divide fra questa realtà nella rigogliosa tenuta dell’Agriturismo Costantino a Maida, e un’altra realtà degna di nota nel panorama educativo calabrese, ovvero L’asilo del bosco e del mare di Montepaone, sempre in provincia di Catanzaro.
(Nelle foto alcuni momenti del percorso formativo)
A margine dell’incontro, che ha accolto per un intero week end educatori, docenti, genitori provenienti dal centro-sud Italia, abbiamo avuto il piacere di confrontarci con i protagonisti di questa straordinaria esperienza formativa.
INTERVISTA A GERMAN DOIN
BENVENUTO IN CALABRIA, GERMAN! CHE COS’È IL PERCORSO DIS-IMPARARE CHE LA VEDE QUI IMPEGNATO?
(Nella foto German Doin, ricercatore e regista del docu-film La Educacion Prohibida)
Grazie. Io ho conosciuto molte esperienze educative, fino ad ora, e tutte hanno proposte molto valide, ma quello che ho riscontrato nella mia ricerca è che tutte queste esperienze, sia quelle tradizionali, sia alcune più innovative, guardano all’educazione da un solo punto di vista. Io credo che sia importante che l’educazione abbia una visione integrale, perché non accompagniamo un solo bambino, ma una moltitudine di bambini, una moltitudine di famiglie, di storie… Quindi per questo è importante che noi educatori sperimentiamo questa diversità, il loro integrarsi e noi stessi nella relazione. In buona sostanza queste sono le basi sulle quali sto lavorando con il gruppo di educatori in questo percorso di formazione qui in Calabria: stiamo lavorando con le emozioni, con le idee, le sensazioni, il corpo, il cuore, in maniera integrale.
Come si può conciliare tutto questo con il modo di fare scuola che è più tradizionalmente diffuso, anche se non per questo immune di criticità ….?
Io credo che ci siano molte modalità. Una dimensione pratica, una dimensione del corpo della scuola, degli spazio, dei materiali, dei percorsi e dell’organizzazione del tempo, e ci sono molte pedagogie alternative, speciali, iniziando dalla pedagogia viva, che hanno sperimentato modi strutturali di cambiare il corpo della scuola, per esempio portando la scuola “fuori dalla scuola”, in natura. Ma al di là di queste esperienze, la cosa veramente importante è cambiare il cuore della scuola, il come guardiamo al bambino, il come intendiamo guardare alla sua storia e come relazioniamo la nostra storia personale con ciascun bambino e ciascuna bambina che incontriamo. Questo non richiede di cambiare la forma, questo richiede di cambiare la mirada (l’uso del termine in lingua originale utilizzato da German Doin per indicare “lo sguardo”, è maggiormente evocativo, per questo mi astengo dal tradurlo, NDR). E quindi … poterci chiedere perché stiamo educando, con quale sentimento, per fare cosa, per andare dove, questo sì, richiede un cambio strutturale, in realtà politico, perché parte dal perché stiamo educando. Però io credo che ciascun educatore, ciascuna educatrice, può iniziare ad agire un cambio nella struttura, per me principalmente emozionale, poi nella dinamica pedagogica e, infine, così facendo, trasformare il sentimento integrale dell’azione educativa.
German la sua fama a livello internazionale in ambito educativo è nata con la diffusione del Docu-film “La Educacion Prohibida” e da lì è stata un crescendo: ci racconta che cosa è stata per lei quell’ esperienza?
La Educacion prohibida è stata un progetto durato tre anni, partito da una necessità mia da giovane, all’epoca avevo solo 21 anni, di andare alla ricerca di forme di educazione possibili per trasformare le relazioni, nella certezza che la scuola sia un luogo dove si possono evitare, o meglio prevenire, i grandi problemi del mondo; non si può risolvere tutto, però la scuola può avere un importante ruolo per il cambiamento sociale. Questo docu-film è stato un progetto indipendente, senza appoggi, né aiuti del mondo del cinema, ed è stata un’avventura di ricerca, di esplorazione, che poi si è tradotta in un documentario, oggi considerato un classico nel suo genere (l’esperienza risale ormai a undici anni fa). E’ un film girato in diverse situazioni di studio, di ricerca, di formazione, in tutta l’America latina e anche in Europa. E’ una referenza obbligata per ogni educatore per iniziare a domandarsi. Ciò che mi sorprende e mi gratifica moltissimo è sapere, quando parlo con persone in differenti parti del mondo, che è stato di ispirazione a centinaia di educatori per iniziare il cambiamento, aprire nuove scuole, cambiare la relazione con i propri figli, i propri studenti. Sono ancora oggi molto grato per aver vissuto questa esperienza. Credo che nel momento in cui è nato, fosse un’azione necessaria, di cui si sentiva il bisogno, e se non lo avessi fatto io, lo avrebbe certamente fatto qualcun altro. Io stesso ho appreso moltissimo da esso, sta a tutti noi trasformarlo in realtà, attraverso un percorso di lavoro e ricerca personale.
A CONFRONTO CON PAOLO MAI: “LAVORIAMO IN TUTTA ITALIA CON UNA RETE DI FORMATORI INTERNAZIONALE, OVUNQUE LA SCUOLA MANIFESTI UN BISOGNO”
(Nella foto Paolo Mai – Coordinatore dell’accademia della Pedagogia Viva)
Come tutti i sistemi complessi anche il mondo della Scuola presenta criticità, punti di debolezza, accanto a infinite potenzialità: Doin ci ricordava l’impatto che la scuola può avere nel migliorare la società nel suo insieme e i singoli individui al suo interno, solo per citarne una. Ma lavorare sulle criticità non è semplice. Fino a qualche anno fa, luoghi privilegiati di sperimentazione pedagogica erano le strutture private, ora sta cambiando qualcosa anche nella scuola pubblica, vero?
Come Accademia della Pedagogia Viva viviamo un momento di grande fermento. Se fino a qualche anno fa l’interesse prevalente di rinnovamento nel fare educazione era fuori dalla scuola statale, negli ultimi anni stiamo lavorando molto dentro la scuola pubblica. Si avverte questo bisogno, ci sono le competenze, c’è questa possibilità, e quindi lo stiamo facendo trasversalmente, in tutta Italia, in lungo e in largo. In Accademia ci sono 600 insegnanti delle scuole pubblica che partecipano a questo processo.
L’Accademia riunisce esperienze diversificate. Come vi intercetta la Scuola che magari non ha ancora chiara la modalità di fare scuola “diversamente”, ma sente un malessere, avverte un bisogno …
Molto semplicemente, ci scrive una mail, ci invita e noi andiamo a conoscerla. Abbiamo una rete di formatori molto grande, alcuni anche internazionali, con i quali affianchiamo e accompagniamo ogni scuola a partire dai suoi bisogni. Non c’è un percorso unico, con ogni scuola avviamo lavori diversi che partono dalle necessità e dai bisogni specifici. Crediamo che i cambiamenti debbano essere lenti e graduali, c’è un punto di partenza che dipende da ciascuna scuola. Quindi prima ci conosciamo e poi immaginiamo insieme il primo passo. Camminando viene fuori il percorso.
Per la sua esperienza, che tiene conto di uno straordinario numero di esperienze educative, scolastiche, tanti Insegnanti, tanti Dirigenti, in tutta Italia e non solo, può dirci se c’è un bisogno ricorrente che ha individuato?
Assolutamente sì: non credo che alla scuola Italiana manchi la conoscenza. Riscontro invece tante difficoltà di relazione all’interno dei gruppi di lavoro, con le famiglie e con i bambini. Imparare a stare in gruppo e relazionarsi richiede un lavoro su noi stessi tanto importante, perché oggi è difficile, in quanto il materialismo, l’egoismo, l’edonismo sono trappole in cui si cade molto facilmente. Il bisogno ricorrente che osservo è creare un nuovo tipo di relazione; la strada è di non voler cambiare gli altri, ma di lavorare su noi stessi.
(Nella foto momenti e attività del percorso formativo in natura)
“CON GERMAN DOIN UN MOMENTO DI POSSIBILITÀ DI FORTE IMPATTO! TUTTI GLI EDUCATORI DOVREBBERO POTERLO SPERIMENTARE”
Nella foto Viviana Vitale, pedagogista, educatrice Asilo Nido Montessori (Maida), Asilo al mare e nel bosco (Montepaone)
Viviana da che cosa nasce il suo desiderio di promuovere questo percorso in Calabria?
Questo incontro è connesso con i processi di ricerca che erano in atto dentro di me e nel mio gruppo di lavoro, a partire dal quotidiano. Quindi avere l’opportunità di lavorare sugli elementi e su come questi influiscono sul nostro essere, ma anche sul nostro apporto educativo con i bambini, a partire dall’elemento simbolico della pianta, dell’albero, è stato molto significativo. German Doin è partito proprio dalla similitudine con la pianta, il seme, le radici, per farci comprendere come si nutrono e crescono i bambini nell’ambiente educativo e come ci nutriamo noi educatori; ha esplorato come germogliano e sbocciano, cosa significhi la luce in termini metaforici per un bambino che cresce e ha bisogno di stimoli, di come le piante diano frutti e lascino cadere il fogliame. Tutto secondo un tempo proprio.
Lei nel suo lavoro quotidiano muove da posizioni montessoriane: ha trovato punti di contatto significativi?
Sì, in particolare con l’importanza che la dottoressa Montessori attribuisce ai primi mille giorni di vita dopo il parto e agli stimoli che è fondamentale fornire ai bambini nei primi tre anni di vita, costruendo un ambiente alla sua portata: il secondo utero che si prepara per accogliere il bambino e accompagnarlo nella sua crescita, come l’utero accoglie la nuova creatura in grembo. Ma potrei citarne molti altri…
Come ha vissuto l’esperienza formativa con German Doin?
Potersi domandare per un intero week-end chi sono come educatrice, come mamma, come donna, che cosa vorrei cambiare, che cosa ho voglia di fare di nuovo, vivere un momento cosi forte di possibilità è estremamente importante e prezioso, e credo debbano poterla vivere tutti gli insegnanti, tutti i maestri, gli educatori, i genitori. Poter uscire dal loro ruolo, facilitati e guidati nello sviluppo dello sguardo di aquila, dall’alto, per vedere quali sono le cose che vanno modificate, se non in linea con il proprio sentire, il proprio profondo, per poterlo modificare, è quanto mai prezioso. Non è facile riconoscere ad una certa età, dopo tante convinzioni, magari apparenti, mettere in discussione qualcosa, o tutto, e ripartire. Non è facile, ma è meraviglioso e soprattutto è possibile. E quando lo facciamo in ambito professionale educativo, è straordinario quello che si costruisce attorno. Quindi grazie per questa grande opportunità formativa.
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Rodari scalda i cuori dell’Auditorium Casalinuovo di Catanzaro
Sul palco i bambini dell’I.C. Patari Rodari, Scuola Infanzia e Primaria
in Sala docenti da tutta la regione, on line la Lectio Magistralis del Prof. Siciliani De Cumis
E’ stata una mattinata ricca di entusiasmo ed emozione quella trascorsa il 7 giugno scorso all’Auditorium Casalinuovo di Catanzaro nell’ambito del progetto di sensibilizzazione alla lettura e divulgazione dell’Opera di Gianni Rodari, denominato: “Raccontiamo Rodari, Viviamo Rodari, Celebriamo Rodari”, promosso dall’Associazione Terre di Pace e realizzato con il contributo della Regione Calabria con l’I.C. Patari Rodari Capofila della cordata regionale di scuole.
Il progetto “Amo Rodari” è stato un progetto corale, condotto in gran parte in Dad e concluso in presenza, con forti emozioni tutte da condividere, sotto il segno di Rodari e dell’amore per la lettura.
Ad aprire la mattinata in una sala in festa gremita di bambini, genitori e insegnanti, sono stati i saluti dell’Assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro, Prof.ssa Donatella Monteverdi, e della Dirigente dell’Istituto Comprensivo Patari-Rodari, Dott.ssa Anna, Maria Rotella.
“Come recita il titolo della vostra bella manifestazione – ha affermato l’Assessore alla Cultura rivolgendosi alla platea – “RaccontiAMO Rodari, LeggiAMO Rodari, CelebriAMO, perché questo grande autore amico dei bambini vi accompagnerà per tutta la vita con i suoi insegnamenti! Come è successo a me!”.
“Questa giornata – ha affermato la Dirigente Rotella – segna l’importante punto di arrivo di un percorso che ci ha coinvolti in qualità di Scuola capofila fin dal 2020. In quell’anno infatti il nostro Paese intero celebrava 100 dalla nascita di Rodari. Come sappiamo bene, tutto è stato interrotto dalla Pandemia. Ma la scuola non si è fermata, la nostra scuola ha saputo reggere questo duro colpo, come oggi la presenza di questi splendidi bambini sul palco, delle nostre docenti e della comunità scolastica tutta, testimonia, nel segno di Rodari! Grazie a tutti noi”.
La lettura del saluto del Vicepresidente della Giunta Regionale Giusi Princi, con un riconoscimento di merito per il lavoro svolto e un augurio di buona continuazione all’Associazione “Terre di Pace”, all’I.C. Patari Rodari e alle altre scuole della regione coinvolte (I.C. Nosside Phytagoras di Reggio Calabria, referente prof.ssa Francesca Cuzzocrea; l’I.O. Nautico di Pizzo (VV, referente prof.ssa Cludia Andolfi; il Liceo Scientifico Lombardi Satriani di Petilia Policastro (KR), referente prof.ssa Rosanna Ierardi; l’I.I.S. Cariati (Cs), referente prof. Domenico Liguori; l’I.C. Manzoni Nord Est di Catanzaro, referenti: prof.ssa Maria Concetta Bilotta, prof.ssa Adele Scalise), ha lasciato spazio alla manifestazione delle classi uscenti della Scuola dell’Infanzia Rodari.
I bambini delle Classi D Rossa e B Gialla, si sono magnificamente esibiti in una manifestazione canora dal titolo: “I fiori siamo noi” ed in un reading rodariano dal titolo: “21 marzo”. La scenografia della manifestazione interamente ispirata all’Opera di Rodari, è stata abilmente realizzata da Carla Talarico. I bambini sono stati preparati per lo spettacolo dalle insegnanti: Giovanna Mascaro, Rosalba Paletta, Wanda Sposato, Silvia Vitali, Savina Rotella, Sabrina Notarianni, Cinzia Procopio. Il messaggio culmine, esaltato dal movimento e dall’espressività a ritmo di musica, è stato l’unicità di ogni bambino che, accompagnato nella sua crescita nel rispetto dei tempi, dei contesti educativi, delle inclinazioni personali, delle emozioni, di quella in sintesi che Rodari chiamava onnilateralità dell’uomo, un bel giorno sboccia, proprio come un fiore. Alla riuscita della manifestazione hanno fattivamente contribuito anche tutte le insegnanti della Scuola dell’Infanzia Rodari: Alfieri Giuseppina, Casaburi Deborah, Casaburi Gemma, Cinque Maria Grazia, Curcio Stefania, Greco Daniela, Oliva Maria Rosaria, Pileggi Anna, Procopio Maria, Tripodi Carmela.
A seguire gli interventi del Presidente dell’Associazione Amica Sofia, Prof. Massimo Iiritano, e del Presidente del Circolo di lettura Palomar, Dott. Umberto Mancino. Il professore Iiritano ha sottolineato l’importanza di generare relazioni dialogiche con gli studenti, portando l’esempio del lavoro svolto con i laboratori nelle scuole di ogni ordine e grado dall’associazione Amica Sofia. Il dottore Mancino ha invece portato l’attenzione sull’importanza dell’avvicinare i bambini fin dalla più tenera età alla lettura per educarli al senso critico, al ragionamento, al problem solving: tutte capacità molto utili nella complessità del mondo di oggi.
A parlare al pubblico dell’intramontabile attualità del messaggio pedagogico di Rodari è stato il decano dell’Università La Sapienza di Roma, Professore Ordinario di Pedagogia Generale, Prof. Nicola Siciliani De Cumis. Particolarmente apprezzata da insegnanti e genitori in platea la sua sottolineatura sul valore pedagogico dell’errore che lo stesso Rodari definiva “buono come il pane”. “Il termine – ha spiegato De Cumis – ha la stessa radice del verbo errare: ciò sta a significare che la via dell’apprendimento è spesso accidentata, tortuosa, ma proprio per questo l’erranza assume il valore di una ricerca così personale e preziosa, che dovrebbe sempre essere incoraggiata negli studenti di ogni età”.
La manifestazione si è avviata alla conclusione con il toccante reading in musica degli alunni delle Classi IV A, IV B, IV C, IV D e IV E della Scuola Primaria Rodari, e IV A Gagliardi, dal titolo: “Teste fiorite”: una performance di grande valore ideale che ha proposto una rassegna di aforismi celebri del grande pedagogista e, infine, la nota poesia di Rodari “Il cielo di tutti” in una bella versione musicata ad hoc dal compositore Giulio De Carlo, anch’egli docente della Scuola Primaria Rodari. Le docenti impegnate, nel corso del tempo, nella preparazione dell’accurata manifestazione sono state: Maruska Mauro, Alma Rao, Rosella Santoro, Isabella Galati, Arianna Colonnese, Antonella Perri, Mariantonietta Sacco, Mariagrazia Moniaci, Francesca Viscomi, Caterina Fimiami, Rosita Mirante, Giovanna Scarpino, Antonella Iozzi, Antonella Silipo, Caterina Bentornato, Emanuela Costantino, Marialuisa Fabiano, Tonia Brancia, Eleonora longo, Elisabetta Fossella, Anna Ferraro, Elisabetta Leone, Anna Maiolo, Ketty Cardamone, Giulio de Carlo, Teresa Fanara.
La proiezione delle belle immagini che hanno documentato il grande lavoro svolto dalle Scuole sui temi della vastissima produzione rodariana, uno per tutti le “Favole di Gianni”, nate da un’idea della Maestra Maruska Mauro durante gli anni della Pandemia e della didattica a distanza, hanno concluso la mattinata.
La platea intonante all’unisono “Ci vuole un fiore”, celeberrimo brano di Rodari, musicato da Sergio Endrigo e Luis Bacalov che inneggia, oggi come nel 1974 alla sostenibilità, all’educazione gentile e al rispetto del pianeta, ha salutato l’anno scolastico all’Auditorium.
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Il Progetto Gutenberg semina cultura della legalità
Si è aperto con un incontro vibrante di emozioni e senso civico il Progetto Gutenberg per gli studenti dell’IC Patari-Rodari di Catanzaro. Presso l’Auditorium Casalinuovo del Capoluogo di regione, i docenti e gli studenti dell’Istituto Comprensivo diretto dalla Preside Anna Maria Rotella, hanno incontrato la dottoressa Annamaria Frustaci, autrice di “La ragazza che sognava di sconfiggere la mafia”, Mondadori (2022). Un racconto ricco di passione civile, costellato dalle figure straordinarie di Falcone e Borsellino, magistrati vittime della mafia nel 1992, e di Gherardo Colombo, ex magistrato d’ispirazione per la protagonista e per molti, una storia di crescita e riscatto per raccontare ai ragazzi che di fronte alla mafia c’è sempre la possibilità di percorrere una strada diversa.
“Aprire le porte al Progetto Gutenberg, anche quest’anno, è per noi motivo di soddisfazione e orgoglio – ha affermato la Dirigente del Liceo Classico P. Galluppi, nonché referente Gutenberg Ragazzi, Rosetta Falbo presente sul palco – . Consapevoli dell’importanza di formare le giovani generazioni che crescono fra i banchi dei nostri Istituti, al senso critico, al valore del confronto, al potere della parola, non possiamo che accogliere iniziative come quella ideata dal Preside Vitale, anno dopo anno, con autentica partecipazione. La stessa che nelle classi i nostri ragazzi ci restituiscono prontamente, dandoci conferma con il loro entusiasmo che le scelte da noi intraprese sono quelle giuste”.
L’incontro, moderato dalla docente Tonia Brancia, ha visto la partecipazione attenta degli alunni delle classi quinte della Scuola primaria Rodari e Gagliardi, accompagnati nel lavoro in classe dalle docenti Carmela Demare, Rosaria Iozzi, Giuseppina Merola, Anna Maiolo.
“Il lavoro di sensibilizzazione sulla cultura della legalità come antidoto naturale al sopruso e alla criminalità in ogni sua espressione, è stato svolto nelle classi quinte a partire dallo scorso anno, con la lettura di un libro sul Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa – hanno spiegato le docenti -. Negli scorsi mesi i ragazzi hanno avuto modo di incontrare anche Simona Dalla Chiesa e approfondire le tematiche oggetto del libro. La lettura del libro di Annamaria Frustaci, nell’ambito del progetto Gutenberg, completa tale percorso”.
I bambini di quinta hanno dimostrato grande curiosità e padronanza dei temi affrontanti, facendo domande di grande pertinenza, ad esempio sul metodo Falcone, sulla sua intuizione di unire le forze delle Procure dando vita al pool antimafia. Curiosità e padronanza che non sono sfuggite all’autrice, che a margine dell’incontro ha commentato: “Ci sono state delle frasi dei ragazzi che mi hanno molto colpito, che testimoniano la consapevolezza di tematiche fondanti della nostra società. L’incontro di stamattina – ha proseguito Frustaci – ha svelato un livello di sensibilità e curiosità da parte dei ragazzi per me sorprendenti. Aspetti fondamentali, questi, per creare consapevolezza e conoscenza dei fenomeni criminali oggi, che si formano le loro coscienze e le loro idee, per raccogliere il giusto discernimento domani”.
Anche Armando Vitale, preside del Liceo classico Pasquale Galluppi di Catanzaro dal 1993 al 2012, nonché padre fondatore del Progetto Gutenberg e oggi presidente dell’Associazione omonima, presente all’incontro ha sottolineato: “E’ stato bello per me anzitutto rivedere una alunna del Liceo Classico Galluppi in veste di autrice. Mi ha emozionato la sua profonda passione pedagogica, la sua capacità di interloquire in maniera efficace e diretta con i giovani pur su temi cosi impegnativi. D’altra parte – ha aggiunto Vitale – sono rimasto colpito dal senso di giustizia che ha animato la platea di studenti, giovanissimi ma appassionati e preparati, consapevoli della necessità di essere schierati dalla parte della giustizia, contro la criminalità. Bello ascoltare le loro domande, frutto di ragionamenti puliti e chiari. Tutto questo dimostra che nelle classi, nel pieno stile del Progetto Gutenberg, gli insegnanti operano con un metodo di lavoro critico e accurato, e per questo ai docenti tutti va il mio plauso”.
- Pubblicato il Editoriale, educazione
Caro diario…
UN ALLEATO PREZIOSO PER IMPARARE A GESTIRE IMPEGNI E TEMPI FIN DA BAMBINI
Nel mese di gennaio scegliamo di fare focus su un protagonista della quotidianità scolastica che sembra vecchio, e invece non lo è affatto: ovvero il diario.
La cara vecchia agenda che in questo mese dell’anno abbonda sulle scrivanie di tutti e che gli studenti di ogni età adorano, perché a ricordare loro quotidianamente il proprio dovere, sono beniamini, supereroi e tendenze del cuore. Tutti l’abbiamo amato, personalizzato, custodito gelosamente, tenuto segreto o condiviso serenamente a seconda del suo contenuto. E’ stato, e per molti ancora è, un alleato prezioso anche da adulti per ricordare incombenze quotidiane. Ma nonostante il glorioso passato, oggi il diario “in carta ed ossa” vive un momento di confusione e scarsa popolarità. Dopo l’acquisto (anche abbastanza costoso, soprattutto se si considera che spesso resta intonso, o quasi) il povero diario rimane sovente il povero escluso della classe, perché sostituito dal più contemporaneo “registro elettronico”.
Alla base di questo “uso” crediamo ci sia, appunto, una gran confusione di ruoli, proprio laddove ci sarebbe grande bisogno che ciascuno fosse pienamente calato nel proprio. Chi sono gli attori di questa scena caotica? Quelli di sempre quando si parla di scuola: alunni, insegnanti, genitori.
Gli alunni necessitano del diario per chiudere in modo compiuto l’ora di ciascuna lezione; in tal modo sanno di dover tenere alta l’attenzione fino alla sua conclusione. Grazie al diario, sanno qual è il proprio compito per i giorni a seguire sul dato argomento e sanno di dover rispondere in prima persona di questo impegno. Per portarlo a termine devono organizzare e gestire il tempo di studio rispetto agli altri impegni pomeridiani. Il tutto in modo il più possibile autonomo. E l’autonomia andrà crescendo con l’età, se allenata.
I docenti sono purtroppo spesso i primi artefici di questo corto circuito comunicativo, che agisce su tre fondamentali livelli del rapporto docente-alunno: comunicativo, didattico, educativo, relativamente all’uso del diario, o del registro elettronico in sua vece. Quando trascurano per i più svariati e magari anche comprensibili motivi, che il momento dell’assegno dei compiti è parte integrante dell’ora di lezione, e scelgono di rinviarlo a dopo privilegiando il “registro elettronico” innescano, forse non consapevolmente, un meccanismo a catena esplosivo di deresponsabilizzazione. Se il bambino/teen ager non conosce l’assegno per l’indomani, e la sola risposta che si sente dare è: “lo trovi sul registro elettronico”, vuol dire che non è più affar suo, paradossalmente, ma della mamma, della tata, della nonna, della zia, e peggio ancora: del cellulare in persona… E questo vuol dire anche che la sacrosanta regola: “Non si tocca il cellulare finché non hai fatto i compiti” va a farsi benedire, e quell’agente di disturbo per antonomasia, sarà autorizzato dalla massima autorità in questione – l’insegnante -, ad affiancare lo studente durante il delicato momento “del raccolto”: i compiti pomeridiani.
I terzi con chiamata diretta si ritrovano risucchiati nella quotidianità scolastica dei loro figli, sacrosanto dovere, ma in una fase della giornata ancora prematura. Quello che dovrebbe infatti essere un momento di controllo e verifica a fine pomeriggio, diventa un attivo ruolo di ricognizione, interrogazioni, ispezione… alla ricerca del compito cartaceo, ma “elettronico”, tramite scambi convulsi sulle chat di classe, in cui a confrontarsi è una vasta platea di mamme (magari a lavoro, giustamente!). Inizia il via vai, con cellulare, tablet e Pc con stampante e scanner possibilmente collegati alla mano, dei punti di domanda su pagine, esercizi, quaderni, libri, schede, … una caotica processione che si conclude solo con l’ultima pagina da studiare, quando tutti sono ormai esausti, stressati e iperconnessi ma in fondo molto, molto sconnessi.
Il buon proposito di immaginare i propri figli seduti il tempo loro necessario per completare i compiti, con l’ausilio del loro caro supereroe nascosto nel diario, finisce rovinosamente in frantumi e appare come un ormai irrecuperabile retaggio del passato.
Ma la domanda nasce spontanea: non sarebbe più semplice e produttivo usare il diario, prezioso alleato per contenere ruoli, funzioni e tempi, di cui oggi più che mai si sente uno straordinario bisogno in famiglia, in classe e soprattutto fra i nostri bambini e ragazzi?
Noi siamo certi che, se rimesso al suo posto e recuperata la sua vecchia e mai tramontata multifunzionalità, rivivrebbe una brillante stagione di ritorno e la sua reputazione, arricchita di nuovi significati e benefici contemporanei, spazzerebbe via le mode che nascono per altri usi e, se abusate, fanno più danni che altro.
- Pubblicato il Calamita per Mediterraneo e dintorni
“Il figlio del mare”, intervista a Eliana Iorfida aspettando l’evento a Soverato
I libri ci hanno fatto particolare compagnia nei mesi di lockdown, certamente sono stati uno dei risvolti migliori di questo tempo sospeso fra la vita e la morte. Con l’arrivo dell’estate manteniamo questa bella e buona abitudine, assieme alla prudenza nella vita sociale, al piacere di stare in famiglia, al riconquistato gusto per il buon cibo, al tempo dedicato a noi stessi e a tutte quelle “nuove” pratiche che il Covid19 ci lascia in eredità, accanto ai ricordi funesti e alla voglia di ripartire.
Un consiglio per tutti, giovani e meno giovani, conoscitori della terra dei Due Mari e non, è: “Il figlio del mare”, il nuovo romanzo della scrittrice Eliana Iorfida edito da Pellegrini, disponibile in tutte le librerie da poche settimane. “L’alba sullo Ionio calabrese sorprende Bianca in spiaggia. La ragazzina si è addormentata vergine per risvegliarsi, violata, in uno scenario surreale. È stata un’onda a deporle in grembo la perla di una nuova vita? Quel figlio della marea sarà per tutti Jo, pronunciato all’americana da chi non conosce il vero nome del bambino, lo stesso del mare che sembra averlo generato”, si legge nella quarta di copertina.
Sabato 20 giugno alle 18.30 a Soverato sul Corso Umberto I (area pedonale) la presentazione del libro alla presenza dell’autrice, che dialogherà con Rosalba Paletta, moderazione di Antonietta Cozza, a cura della libreria “In/contro” e dell’Associazione Biblioteca delle donne di Soverato. Eliana Iorfida ha risposto ad alcune domande di Calamita Educational, anticipando l’evento che sarà accompagnato da musiche originali di Gaspare Tancredi e Francesco Bruni.
INTERVISTA A ELIANA IORFIDA
Finalmente un libro dedicato alla sua terra: chi conosce lo stile narrativo di Eliana Iorfida aspettava questo romanzo da tempo, per provare il piacere di leggere la Calabria descritta dalla sua penna. Com’è nato? Era da tempo nei suoi pensieri?
I miei romanzi hanno sempre rispecchiato in qualche modo un percorso di vita personale, così è stato anche stavolta. Si è trattato di un ritorno a casa naturale e di una voglia di raccontare la mia terra con un triplice sguardo: quello di chi torna, appunto, quello di chi resta e quello di chi ci arriva per la prima volta. Era già tutto dentro di me, per metterlo su carta mi è bastato osservare una ragazza che giocava sulla battigia col suo bambino, una mattina di inizio estate.
L’uscita del libro era prevista per primavera, necessariamente rinviata di comune accordo con la Casa Editrice per via del Covid19. Ora una fittissima serie di incontri per recuperare alla grande, anche se sempre con la dovuta prudenza. E “Il figlio del mare” arriva ai lettori quasi nella sua stagione d’elezione: l’estate. Tempo e lettura ideale per quanti conoscono questa terra, ma anche per chi non la conosce… quale perla consegna ai suoi lettori?
L’uscita in aprile era una “scaramanzia di primavera”: i due lavori precedenti erano sbocciati proprio in questa stagione di grandi aspettative. Le contingenze hanno invece trascinato il nuovo romanzo al centro del suo elemento naturale: il mare. Una forza potente, luogo dell’anima e topos letterario per eccellenza, nel quale mi auguro che i calabresi possano specchiarsi in modo onesto e senza retorica, e chi invece ci si accosta da fuori riesca a usare questa storia come un prisma, attraverso il quale cogliere le mille sfaccettature della Calabria e della sua gente.
Le pagine affondano le loro radici nella culla Magno Greca ed in una delle sue più nobili forme espressive: la tragedia. Scanditi da stasimi, i capitoli procedono intrecciando archetipi, storia antica, storia moderna, storia contemporanea, storia locale, in un libro che tesse abilmente narrativa e lirica corale, facendosi a tratti opera di denuncia. E’ un libro che cerca e chiede “verità” e “azione”?
Decisamente sì. Il cerchio si apre e si chiude con la ricerca della Verità, quella assoluta e non relativa, la verità che svela il destino di noi tutti e dei nostri percorsi poco per volta, come una via di consapevolezza che va prima intuita, poi compresa e infine praticata ogni giorno con azioni concrete. In quest’ottica, il richiamo alla tragedia greca non è solo un vezzo stilistico ma una presa di coscienza e responsabilità, un modo per affermare chi siamo, a chi apparteniamo, da dove veniamo e soprattutto dove vogliamo davvero andare.
Emerge dalle tante digressioni la ricerca intergenerazionale che ha alimentato buona parte della scrittura. In un momento come quello attuale, che ha visto l’Italia perdere drammaticamente molti dei suoi nonni e anziani a causa del virus, un pensiero ci porta alla ricchezza inestimabile dei “racconti del focolare”. In questa ottica il suo libro diventa ancora più potente, oserei direi un “vaccino” anti-Covid, anti-perdita della memoria, ed un monito assieme: godiamo appieno di quanti e quanto ci circonda, ora!
Il momento che abbiamo vissuto, a tratti drammatico, ci ha costretto a ripensare molte cose che davamo per scontate e giungere a conclusioni se vogliamo banali ma veritiere, una su tutte: il passato sarà il nostro futuro, nella misura in cui saremo capaci di riconciliarci ai ritmi di un universo stravolto. In questo gli anziani erano e sono maestri di vita, perciò è tanto prezioso il confronto con loro e il travaso di esperienze tra generazioni. Sentiamo parlare sempre più spesso, talvolta in modo opportunistico, di un ritorno alla natura, alla vita dei borghi e della provincia, quando da anni grandi studiosi e amanti dei territori propongono idee e progetti sostenibili che restano, ahimè, inascoltati. Siamo esseri effimeri, ci è stato ricordato in modo brusco, quello che non riusciremo a trattenere non tornerà più.
Eliana Iorfida è autrice di “Sette paia di scarpe” (Rai Eri, 2014), Premio Nazionale Rai “La Giara”; “Antar” (Vertigo, 2018), Premio Internazionale “Città di Castrovillari” e “La scatola dei ricordi” (Formebrevi, 2018).
Foto di Gaspare Tancredi.
(R.P.)
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Nella “notte prima degli esami” intervista agli studenti e in bocca al lupo da Calamita Educational a tutti i maturandi
“Ci è mancato il pranzo dei 100 giorni!”. “Alzarsi presto al mattino per andare a scuola dopo quest’anno, non sarà più un peso per nessuno studente!”. “A mancarci più di tutto è stato il contatto diretto con i prof.”. “Fra compagni non ci siamo mai persi di vista grazie ai social”. “Da settembre la didattica normale avrà un valore aggiunto, quello tecnologico, che fino a pochi mesi fa non avevamo potuto sperimentare”.
Ecco dipinto con 5 pennellate l’anno scolastico 2019/20 segnato dal Covid-19, e raccontato in una bella chiacchierata dagli studenti del 5 Liceo Scientifico di Cariati (Cs) e dal loro Prof. Domenico Liguori, docente di Matematica e Fisica, fra l’altro responsabile del progetto “Raccontiamo Rodari! Viviamo Rodari! Celebriamo Rodari!”, che afferma: “Ci è mancata la componente emotiva e interattiva dell’insegnamento, qualcosa che nessuna macchina potrà mai darci!”.
Fabrizio Bassis e Benedetta Scarpello della 5B, Maria Teresa Romano, Michela Salatino ed Elena Tranquillo della 5A, hanno raccontato a Calamita Educational questi ultimi mesi di lockdown; lo studio da casa; i progetti e i sogni iniziati e drasticamente interrotti… e la grande emozione degli esami di maturità.
In questa fatidica “notte prima degli esami” un grossissimo in bocca al lupo da Calamita Educational va a loro, a tutti gli studenti dell’I.I.S. di Cariati e a tutti gli studenti calabresi e italiani che si apprestano a vivere questa prova importante. Nel video è possibile ascoltare l’intervista integrale realizzata con il prof. Liguori nella prima parte e con i ragazzi nella seconda. Forza ragazzi!!! Siete forti!!!
(R.P.)
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