Il libro “I miei 40 anni nel Gruppo Folk” di Antonio Paletta presentato a Serrastretta
Nella sala gremita tanta emozione e applausi. Rivissuta la storia di un’intera comunità. Ripartire dal folklore per essere davvero social
Una comunità che legge un importante pezzo della sua storia. Così possiamo immaginare Serrastretta, all’indomani della presentazione del libro di Antonio Paletta “I miei 40 anni con il Gruppo Folk”, con la prefazione di Saverio Mazza. Al tavolo assieme all’autore e al curatore, il Sindaco Antonio Muraca, il Parroco Luigi Iuliano, la Presidente del Gruppo Raffaella Nicotera, il Segretario Nazionale della F.I.T.P. (Federazione Italiana Tradizioni Popolari) Franco Megna e a presentarli la giornalista Rosalba Paletta.
Una sala gremita di gente, fra cui molti componenti dello storico sodalizio, ha preso parte all’evento che ha visto ripercorrere dagli albori ai nostri giorni la storia del Gruppo folklorico “Canterini di Serrastretta”, di cui lo stesso Antonio Paletta, per tutti Totó, ha guidato le sorti fin dal lontano 1974, nelle vesti alterne di socio fondatore, Presidente, Direttore tecnico, Direttore artistico.
I valori del Gruppo che quest’anno compie 50 anni: identità, solidarietà, altruismo
Mai lontano e mai fuori dal gruppo, Totò ha intrecciato la storia della sua vita, della sua famiglia, a quella dei Canterini, facendo di questo legame inscindibile – pur fra difficoltà e varie vicissitudini – la linfa vitale dei suoi mandati, al punto da autodefinirsi nel libro “malato di Gruppo”. Come potrebbe dirsi anche di diversi altri dei suoi componenti, forse. Ma nessuno, più e meglio di lui, avrebbe potuto raccontare la storia di questo insieme di persone, così diverse, eppure così eguali nello spirito identitario e nella passione vibrante per il folklore. Il libro rappresenta una pietra miliare, imprescindibile per la laboriosa, entusiasta e partecipe comunità Serrastrettese, che ha visto negli anni avvicendarsi padri, figli, nipoti fra le fila del gruppo, che quest’anno compie cinquanta anni di storia, trasferendo alle generazioni che si sono succedute e ancora continuano attivamente ad avvicendarsi nel florido vivaio, i suoi valori fondamentali: identità, solidarietà, altruismo. Il tutto a suon di tarantelle, sotto le luci e fra i colori del Folk, un genere artistico che potrebbe pensarsi superato, o potrebbe dirsi di nicchia, solo fino a quando non si prenda parte ad una manifestazione che, immancabilmente, sprigioni il suo calore intrinseco e la sua forza attrattiva verso i pubblici più diversificati.
Ricerca storica, piacere di stare insieme, scoperta di culture sempre nuove, ovvero l’Europa dei popoli
Di questo e molto altro si legge nel libro di Antonio Paletta, che nel suo racconto parte dai primordi, ricordando il ruolo fondamentale avuto da Don Cesare Scarselletti nell’incoraggiare quei “giovani scalmanati”, per poi ripercorrere fedelmente i successi del Gruppo, le grandi sfilate nei raduni internazionali come le Europeadi, le serate a Parigi, Toledo, Madrid, Torino, Mosca, in Germania e in Svizzera, e poi ancora gli spettacoli nelle piazze in numerosissimi paesi e città italiane e calabresi, ultima delle quali solo in ordine di tempo nell’aprile 2024 a Paestum, in occasione dell’evento promosso dalla F.I.T.P. “Il fanciullo e il Folklore”, fortemente voluta dalla Federazione cui con orgoglio il Gruppo è affiliato fin dal 1978. La ricerca storica, i testi delle canzoni e la scrittura delle musiche, il recupero dei costumi e degli arnesi, il ruolo di grande sostegno delle famiglie “dei piccoli” (poi cresciuti) partecipanti, l’atmosfera festosa delle prove, le serate goliardiche, le discussioni e i malanimi … tutto trova spazio fra le righe di un libro che mancava a questa comunità, che dal Gruppo ha avuto moltissimo.
Un libro importante che mancava e grazie ad Antonio Paletta e al curatore Saverio Mazza ora c’è
Un libro che ora c’è e che, fra i tanti insegnamenti, recita anche: “Il folclore è una parte importante del patrimonio culturale di ogni comunità ed è un elemento fondamentale per mantenere viva l’identità”. Un libro per riflettere, in un’epoca iper connessa e piena di “non luoghi” (per citare Marc Augé), sul fatto che imparare a stare insieme nella diversità, è il primo modo, oggi, per essere social.
- Pubblicato il comunicati stampa, Editoriale, Senza categoria
“Il figlio del mare”, intervista a Eliana Iorfida aspettando l’evento a Soverato
I libri ci hanno fatto particolare compagnia nei mesi di lockdown, certamente sono stati uno dei risvolti migliori di questo tempo sospeso fra la vita e la morte. Con l’arrivo dell’estate manteniamo questa bella e buona abitudine, assieme alla prudenza nella vita sociale, al piacere di stare in famiglia, al riconquistato gusto per il buon cibo, al tempo dedicato a noi stessi e a tutte quelle “nuove” pratiche che il Covid19 ci lascia in eredità, accanto ai ricordi funesti e alla voglia di ripartire.
Un consiglio per tutti, giovani e meno giovani, conoscitori della terra dei Due Mari e non, è: “Il figlio del mare”, il nuovo romanzo della scrittrice Eliana Iorfida edito da Pellegrini, disponibile in tutte le librerie da poche settimane. “L’alba sullo Ionio calabrese sorprende Bianca in spiaggia. La ragazzina si è addormentata vergine per risvegliarsi, violata, in uno scenario surreale. È stata un’onda a deporle in grembo la perla di una nuova vita? Quel figlio della marea sarà per tutti Jo, pronunciato all’americana da chi non conosce il vero nome del bambino, lo stesso del mare che sembra averlo generato”, si legge nella quarta di copertina.
Sabato 20 giugno alle 18.30 a Soverato sul Corso Umberto I (area pedonale) la presentazione del libro alla presenza dell’autrice, che dialogherà con Rosalba Paletta, moderazione di Antonietta Cozza, a cura della libreria “In/contro” e dell’Associazione Biblioteca delle donne di Soverato. Eliana Iorfida ha risposto ad alcune domande di Calamita Educational, anticipando l’evento che sarà accompagnato da musiche originali di Gaspare Tancredi e Francesco Bruni.
INTERVISTA A ELIANA IORFIDA
Finalmente un libro dedicato alla sua terra: chi conosce lo stile narrativo di Eliana Iorfida aspettava questo romanzo da tempo, per provare il piacere di leggere la Calabria descritta dalla sua penna. Com’è nato? Era da tempo nei suoi pensieri?
I miei romanzi hanno sempre rispecchiato in qualche modo un percorso di vita personale, così è stato anche stavolta. Si è trattato di un ritorno a casa naturale e di una voglia di raccontare la mia terra con un triplice sguardo: quello di chi torna, appunto, quello di chi resta e quello di chi ci arriva per la prima volta. Era già tutto dentro di me, per metterlo su carta mi è bastato osservare una ragazza che giocava sulla battigia col suo bambino, una mattina di inizio estate.
L’uscita del libro era prevista per primavera, necessariamente rinviata di comune accordo con la Casa Editrice per via del Covid19. Ora una fittissima serie di incontri per recuperare alla grande, anche se sempre con la dovuta prudenza. E “Il figlio del mare” arriva ai lettori quasi nella sua stagione d’elezione: l’estate. Tempo e lettura ideale per quanti conoscono questa terra, ma anche per chi non la conosce… quale perla consegna ai suoi lettori?
L’uscita in aprile era una “scaramanzia di primavera”: i due lavori precedenti erano sbocciati proprio in questa stagione di grandi aspettative. Le contingenze hanno invece trascinato il nuovo romanzo al centro del suo elemento naturale: il mare. Una forza potente, luogo dell’anima e topos letterario per eccellenza, nel quale mi auguro che i calabresi possano specchiarsi in modo onesto e senza retorica, e chi invece ci si accosta da fuori riesca a usare questa storia come un prisma, attraverso il quale cogliere le mille sfaccettature della Calabria e della sua gente.
Le pagine affondano le loro radici nella culla Magno Greca ed in una delle sue più nobili forme espressive: la tragedia. Scanditi da stasimi, i capitoli procedono intrecciando archetipi, storia antica, storia moderna, storia contemporanea, storia locale, in un libro che tesse abilmente narrativa e lirica corale, facendosi a tratti opera di denuncia. E’ un libro che cerca e chiede “verità” e “azione”?
Decisamente sì. Il cerchio si apre e si chiude con la ricerca della Verità, quella assoluta e non relativa, la verità che svela il destino di noi tutti e dei nostri percorsi poco per volta, come una via di consapevolezza che va prima intuita, poi compresa e infine praticata ogni giorno con azioni concrete. In quest’ottica, il richiamo alla tragedia greca non è solo un vezzo stilistico ma una presa di coscienza e responsabilità, un modo per affermare chi siamo, a chi apparteniamo, da dove veniamo e soprattutto dove vogliamo davvero andare.
Emerge dalle tante digressioni la ricerca intergenerazionale che ha alimentato buona parte della scrittura. In un momento come quello attuale, che ha visto l’Italia perdere drammaticamente molti dei suoi nonni e anziani a causa del virus, un pensiero ci porta alla ricchezza inestimabile dei “racconti del focolare”. In questa ottica il suo libro diventa ancora più potente, oserei direi un “vaccino” anti-Covid, anti-perdita della memoria, ed un monito assieme: godiamo appieno di quanti e quanto ci circonda, ora!
Il momento che abbiamo vissuto, a tratti drammatico, ci ha costretto a ripensare molte cose che davamo per scontate e giungere a conclusioni se vogliamo banali ma veritiere, una su tutte: il passato sarà il nostro futuro, nella misura in cui saremo capaci di riconciliarci ai ritmi di un universo stravolto. In questo gli anziani erano e sono maestri di vita, perciò è tanto prezioso il confronto con loro e il travaso di esperienze tra generazioni. Sentiamo parlare sempre più spesso, talvolta in modo opportunistico, di un ritorno alla natura, alla vita dei borghi e della provincia, quando da anni grandi studiosi e amanti dei territori propongono idee e progetti sostenibili che restano, ahimè, inascoltati. Siamo esseri effimeri, ci è stato ricordato in modo brusco, quello che non riusciremo a trattenere non tornerà più.
Eliana Iorfida è autrice di “Sette paia di scarpe” (Rai Eri, 2014), Premio Nazionale Rai “La Giara”; “Antar” (Vertigo, 2018), Premio Internazionale “Città di Castrovillari” e “La scatola dei ricordi” (Formebrevi, 2018).
Foto di Gaspare Tancredi.
(R.P.)
- Pubblicato il Senza categoria
Divertimento e altro per gli ultimi tre passi del Vademecum con Patrizio Paoletti. Da oggi on line le repliche delle video-lezioni gratuite
Siamo giunti alla terza e ultima parte dell’intervista con Patrizio Paoletti che ci presenta il Vademecum “Emergenza Coronavirus: 10 passi per parlarne con tuo figlio”. Uno strumento di grande concretezza ed efficacia che, come abbiamo già detto, può essere utile a ognuno di noi, e non soltanto a chi ha bambini piccoli. Oggi parleremo di divertimento, di come combattere il virus dell’ignoranza, e di come diventare congrui con il Vademecum possa essere vantaggioso per noi e per gli altri. Nelle prime due puntate abbiamo affrontato i primi 6 passi, che potete rileggere a questi link:
Oggi riprendiamo il percorso con il settimo passo, che ci invita a divertirci insieme. Per tanti di noi è difficile, ricordava lei la condizione di tante famiglie che vivono in appartamento, che non possono godere di spazi all’aperto e di luoghi di divertimento consentiti di norma ai nostri bambini. Ma per molti NO che in questo momento siamo costretti a dire, possiamo trovare altrettanti Sì, l’importante è proporli in maniera positiva e divertendoci. Come fare?
P.P.: Sì! Mi piacerebbe spezzare una lancia in favore della giocoleria! Si impara divertendosi, è un dato scientifico: il cervello delle persone predisposte al divertimento, che vedono la vita e la interpretano in modo positivo, funziona meglio e apprende più facilmente delle persone negative e poco curiose, incapaci di confrontarsi con la vita. Se questo è ciò che la neuroscienza ci sottolinea, dobbiamo cercare di sviluppare in noi questa triplice dimensione che è la curiosità, la sfida della novità, intraprendere la sfida del non abituale perché questo attiva il nostro cervello, i nostri neuroni e ci rende capaci di apprendere di più, ma soprattutto più velocemente. Quindi, ad esempio, con i nostri figli potremmo provare e diventare giocolieri. E’ sufficiente avere tre arance, tre mele… Ma – direte voi -: “Cadranno mille volte!”. Sì, è probabile, ma se quando cadranno non ci faremo trovare arrabbiati, perché la pallina che cade certifica la nostra incapacità, ma piuttosto interagiremo con quel momento di crisi, in maniera propositiva riprendendo la pallina e riprovando subito, dicendo ai nostri figli “Guarda è normale che accada! Accade anche a mamma!”, “Accade anche a papà!”, scopriremo che essi impareranno velocemente a diventare giocolieri, ma soprattutto impareranno che la difficoltà non è un ostacolo, ma uno stimolo a riprovare.
Grazie per il meraviglioso stimolo! Sono certa che proveremo in molti! Un “virus” che non è mai stato debellato, contro il quale esistono dei vaccini, ma non sempre se ne fa uso, è l’ignoranza. Rispetto ai danni di questo “virus”, anche in questa particolare situazione, ci mette in guardia il passo numero 8 del Vademecum, che ci dice: “Supera il virus più pericoloso: l’ignoranza”. Come combatterla, anche in questo particolare momento?
P.P.: L’ignoranza si combatte con la verifica scientifica, sempre! L’ignoranza più grande è quella di credere a tutte le fake news che troviamo sul web, semplicemente perché le vediamo bene impacchettate e ci sembra che provengano da un sapere, accademico o scientifico, verificato o verificabile. Non è purtroppo sempre così, non solo nel caso del Coronavirus. Non è così in mille casi diversi della nostra quotidianità, quando prendiamo per buona la parola che l’amico ci dice, a discapito di un altro amico, magari etichettandolo con un segno meno. Dovremmo andare a verificare, ancora di più in questo caso dobbiamo capire che “Io resto a casa” è un dato significativo, importante, e non può essere discusso, semplicemente perché non riguarda solo me ed il mio libero arbitrio, ma Noi. E nell’istante in cui qualcosa che io faccio coinvolge anche l’altro, devo rendermi conto che è quello il mio limite, che deve essere rispettato. Quindi è la verifica che vince l’ignoranza. E’ una sfida difficile ma indispensabile per migliorare la nostra vita e quella dei nostri figli, educandoli al Bene, al Bello, al Vero, al Giusto, come diceva Socrate.
Per il nono passo rimandiamo i nostri lettori alla lettura integrale della seconda puntata di questa nostra chiacchierata, in cui abbiamo parlato dei passi n. 6 e 9 appunto, partendo dall’importanza del dialogo interno per ristrutturare realtà ed emozioni. Ci siamo soffermati sul ruolo centrale che assume per ciascuno il “dirci” e il “dire bene le cose”, giocando con la parola “bene-dire/dire-bene”, e abbiamo sottolineato l’importanza “creatrice” della narrazione. Ogni cosa assume il valore e il contorno che attribuiscono ad essa le nostre parole. Un passaggio cruciale, che consigliamo ai nostri lettori di andare a rileggere. A questo link troverete la pubblicazione integrale: https://www.calamitaeducational.it/3583-2ce-una-intimita-che-lempatia-raggiunge-e-di-cui-lempatia-si-nutre-che-e-gia-curativa-di-per-se-perche-quando-laltro-si-sente-compreso-contenuto-gia-si-tra/. Ora ci avviciniamo all’ultimo passo del Vademecum, il decimo, con l’invito a divulgare e contribuire in ogni modo possibile, a diffondere le indicazioni di questo strumento. Non un semplice atto di promozione, ma un invito alla sperimentazione e alla testimonianza. Lo abbiamo detto, nel nostro piccolo cerchiamo di farlo, responsabilmente, ma con lei vorremmo ancora una volta ripeterlo per tutte le famiglie che ci seguono. Quanto è importante, signor Paoletti, in questo momento testimoniare speranza e progettualità?
P.P.: Tutta la mia gratitudine va a voi, a tutti i media e a tutti coloro che accettano la sfida a diffondere qualcosa che sia davvero utile in questo momento presente: il Vademecum lo è, ne sono certo davvero. E’ una sfida importante perché chiede a ognuno di diventare congruo con il Vademecum, congruo con le sfide che il Vademecum ci lancia e con le opportunità che ci apre, congruo nel testimoniare: “Scoprilo anche tu, prova a metterlo in pratica”. Sono pochi passaggi, semplicissimi passi, che però possono in questo momento della nostra vita familiare e della nostra storia, diventare un supporto straordinariamente significativo. Quindi vi ringrazio, uno se vorrete diventarne testimoni; due se vorrete, testimoniandolo, anche condividerlo con gli altri.
La ringrazio per questo tempo e per le sue parole. Mi auguro che saremo in tanti a sperimentare, potremmo dire a verificare l’efficacia e il potere di queste indicazioni in prima persona, nel nostro quotidiano, con le nostre famiglie. Io vorrei adesso, approfittando della sua disponibilità, strapparle una ulteriore promessa. Il presupposto del Vademecum è prendersi cura prima di tutto delle nostre emozioni. E per farlo, un ulteriore presupposto è conoscerle. Vado così a citare il suo ultimo libro, “L’intelligenza del cuore – comprendere le emozioni per realizzare i nostri sogni” edito dalla Bur. Uscito a novembre è stato travolto nella sua diffusione dall’emergenza da Covid19. Alcune presentazioni sono state realizzate in modalità web, e so anche avere avuto un grande successo di pubblico. Vorremmo allora continuare a discuterne e mi piacerebbe invitarla ancora a Calamita Educational per parlare insieme a lei dell’ “Intelligenza del cuore”, posso contarci?
P.P.: Ne sarò onorato e felicissimo. Accetto l’invito e mi renderò disponibile appena lo vorrete per parlare con voi dell’intelligenza del cuore, per approfondire questo bellissimo ossimoro che c’è fra intelligenza e cuore, che raramente troviamo accostati insieme, ma che invece sono “la” relazione giusta, come spiegheremo…
Grazie a Patrizio Paoletti, si riguardi e a presto con “L’intelligenza del Cuore”!
Per tutte le mamme, i papà, i nonni, gli educatori e gli insegnanti che rendono preziosa la nostra community e seguono le nostre pubblicazioni, ricordiamo che da oggi, lunedì 27 aprile, è possibile seguire in replica le 10 Video Lezioni gratuite sui singoli passi del Vademecum, tenute da Patrizio Paoletti e dagli Esperti della sua equipe: a partire dalle h. 15.00 alle 15.30, le lezioni rimarranno fruibili fino alle h. 21.00. Per iscrivervi e ottenere maggiori informazioni collegatevi al sito: https://fondazionepatriziopaoletti.org/prefigurareilfuturo/
Ricordo anche che gli stessi esperti della Fondazione Paoletti rispondono al numero verde 800 858 440 – disponibile tutti i lunedì, mercoledì e sabato dalle ore 14.00 alle ore 19.00. Anche questo Sportello telefonico, denominato: “Parlami, ti ascolto”, dedicato a genitori, famiglie, adolescenti e anziani per offrire ascolto e supporto in questo momento di emergenza sanitaria, è gratuito e a disposizione di tutti.
- Pubblicato il Interviste, Senza categoria
Apre al pubblico il Mu.Ma.K: a Caminia un museo per imparare ad amare il mare e i suoi tesori
Dopo 100 giorni di lavoro ininterrotto, arriva venerdì 31 maggio h.19.00 l’apertura al pubblico del “MU.MA.K – Museo a cielo aperto delle antiche àncore e del Mare” all’interno del Villaggio Blanca Cruz di Caminia (Stalettì, Cz).
Calamita educational nella sua nona puntata ha incontrato l’artefice di questa meritoria opera, l’artista Attilio Armone mentre il Museo era ancora in preparazione, ma già carico di suggestioni e di storie da raccontare. E’ possibile rivedere qui sotto l’intervista al Maestro Armone e, a seguire, alla professoressa Mariassunta Menniti, biologa marina e presidente Cesram, per prepararsi alle splendide atmosfere che ci accoglieranno venerdì 31 maggio in occasione dell’apertura al pubblico dell’intera area.
In anteprima le telecamere di Calamita Educational hanno raccontato la passione, il grande lavoro e la sensibilità che sono alla base della realizzazione del Museo, perché si tratta di un grande progetto di salvaguardia del mare e dell’ambiente attraverso l’arte e l’educazione, che chiama tutti in noi in causa.
“Tramite la land art abbiamo restituito a nuova vita vecchi materiali e ciò che il mare porta a riva, e soprattutto usiamo questa nobile tecnica per far riflettere i nostri ragazzi sui cicli della natura e delle cose, sull’importanza della salvaguardia ambientale, sul patrimonio che abbiamo ricevuto da preservare e del quale spesso facciamo scempio”, ha affermato il direttore del museo Attilio Armone. “Conoscere il nostro mare significa imparare a comprenderne il valore e a proteggerlo”, ha affermato la biologa marina Mariassunta Menniti.
“Unico nel suo genere – spiega una nota stampa del Mu.Ma.K. – , il museo fa parte di un progetto artistico più ampio, focalizzato sulla tutela e valorizzazione delle bellezze paesaggistiche di uno degli scorci più suggestivi della Calabria, e che ogni anno si arricchisce grazie alla collaborazione tra Armone, artista e performer attento alle problematiche ambientali, e Massimo Stirparo, imprenditore sensibile alle ricadute positive che un impegno in campo artistico può avere in termini di crescita e promozione del territorio. Il museo, infatti – si legge ancora nella nota – , è solo un aspetto di un disegno che guarda all’arte come ad uno strumento per porre rimedio agli errori del passato e proiettarsi verso un futuro più consapevole, più sano e rispettoso del nostro patrimonio naturalistico. Ecco perché il MU.MA.K ha un cuore protetto tra le mura del Museo ed un’anima che regna libera tra i pini e si estende verso il waterfront: su un’area di 1000 metri quadrati sul promontorio bagnato dal mare, offre un’esperienza unica di riflessione, intrattenimento ed aggregazione grazie ad un percorso esplorativo e sensoriale che parte dal grande mosaico a tema marino, passa per le installazioni en plein air per tornare alla grande “ancora di Caligola” alta 5,5 metri”.
All’incontro con i giornalisti (previsto per le h.1800) parteciperanno: il Presidente della Provincia, Sergio Abramo; il sindaco di Stalettì, Alfonso Mercurio; poi l’imprenditore Massimo Stirparo, il presidente dell’Associazione Ka’minia, Attilio Armone, l’archeologo subacqueo Paolo Palladino, la biologa marina Mariassunta Menniti, e l’architetto Walter Fratto. Al termine degli interventi, qualche minuto sarà speso per ringraziare la squadra che, con braccia e mente, ha contribuito alla realizzazione dell’opera: un particolare riconoscimento andrà a Silvano Placanica, Antonello Calligari, Agazio Carello e Pasquale Ranieri.
Un bel pomeriggio per stare bene insieme a contatto con la natura e crescere in consapevolezza e identità, imparando ad amare il nostro mare e ciò che contiene!
- Pubblicato il appuntamenti, Senza categoria
Smartphone in famiglia: attenti all’intruso!!!
- Dare il buon esempio!
- Dare il buon esempio!
- Dare il buon esempio!
Ecco tre semplici consigli che Calamita Educational ha raccolto per voi sul tema: “Smartphone in famiglia”!!! Se anche a noi capita di osservare che i nostri bambini e ragazzi facciano un uso che sembra eccessivo, o quanto meno inappropriato dello smartphone, forse è il caso di farci qualche domanda. Fermiamoci per un tempo e osserviamo il nostro comportamento.
Lo portiamo sempre con noi anche in casa? Abbiamo un luogo dove lasciarlo quando non serve? E’ “seduto” con noi a tavola? Ci dorme affianco? Tutte domande che potranno esserci di aiuto per comprendere se noi per primi ne facciamo un uso smodato, iniziare a darci dei limiti e, di conseguenza, trasmettere un modello più corretto ai nostri figli.
Quel che noi adulti portiamo a casa assieme a questo strumento (non ci dimentichiamo di chiamarlo così, può essere utile a creare la giusta distanza e a dargli la giusta importanza!), è l’atteggiamento nei confronti dello smartphone, e di conseguenza nei confronti dei nostri figli. Ricordiamoci che ad educare i bambini non sono tanto le parole, quanto quello che vivono, come scriveva Dorothy Law Nolte.
E’ proprio da ciò che loro vedono che nasce, e poi cresce, lo stare incollati al cellulare. Se noi risultiamo ai loro occhi interessati e attratti, talvolta, più da quello strumento piatto e inanimato, che dalla loro presenza, dal loro desiderio di giocare, interagire, muoversi, automaticamente acquisiranno questa lezione e la faranno propria. Penseranno: “Ciò che sta fuori (me compreso!), è meno interessante di ciò che sta nello smartphone, se mamma e papà pensano questo!”.
Il dottor Bruno Pisani intervistato da Calamita Educational su questo importante tema lo spiega bene. Gli smartphone sono come “una cerniera, che ci apre o ci chiude al mondo, a seconda delle situazioni e dell’uso che ne facciamo e che insegniamo a farne ai nostri figli”. Ben lungi dal volere criminalizzare lo strumento, è bene stare allerta.
Ne parleremo ancora nelle prossime settimane a Calamita Educational Summer.
Coraggio, dunque! Se trascorriamo un’ora insieme ai nostri figli al termine, o nell’arco di una intera giornata, fra la scuola, lo sport, la musica, l’inglese e, ovviamente, il nostro lavoro … pensiamo a quel tempo proprio come vorremo che fosse: tutto per noi, e mettiamo da parte i cellulari che sarebbero solo degli intrusi. Con la complicità della bella stagione, sarà anche più semplice e divertente proporre attività da fare insieme all’aperto, stando attenti a non cadere nella trappola – pericolosa con la fine della scuola – del telefonino disponibile a tutte le ore!!! Dalle situazioni che saremo in grado di programmare e creare, e dalle emozioni che saremo capaci di suscitare, provare e condividere, i nostri figli trarranno molto insegnamento.
Il risultato sarà:
- un uso più corretto, sia per noi, sia per loro, di questi strumenti che vanno bene se ci migliorano la vita, non se la monopolizzano!
- tanto tempo “libero dai cellulari” per giocare, parlare, muoverci, fare esperienze… Provare per credere!
- Pubblicato il educazione, Senza categoria