“Vale la pena che un bambino impari piangendo, quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lagrime versate nei cinque Continenti per colpa degli errori di ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica”. Partiamo da questa citazione di Gianni Rodari per augurare a tutti una buona Giornata della risata, che si celebra proprio il 3 maggio. E come sempre accade con le giornate simbolo, anche questa può essere opportunità per tutti per riflettere.
Quella che potrebbe sembrare una semplice frase, se letta attentamente è in realtà un manifesto pedagogico di pensiero positivo e costruttivo. In questo anno così particolare stiamo spesso prendendo in prestito le parole del grande poeta, intellettuale e Maestro di Omegna, di cui celebriamo il Centenario della nascita nel 2020. E lo facciamo sia perché non vogliamo perdere occasione per ricordare Rodari e continuare a valorizzare l’importanza del suo messaggio; sia perché ogni occasione è buona per riconsiderare l’ampiezza dei contenuti della sua Opera, che svela la visione del Mondo e dei bambini di un autore sempre al passo con i tempi, anche 40 anni dopo la sua prematura scomparsa.
UN MANIFESTO PEDAGOGICO
Un messaggio importante e di ampie vedute, perché aveva davanti e alle spalle una scuola di righe e frustini; di pareti grigie e grembiuli scuri; di ceci, fagioli e facce al muro. Eppure Rodari intravedeva già allora che non c’èra motivo per cui si dovesse imporre ai più piccoli di “imparare piangendo, ciò che si può imparare ridendo”. Le scienze psico-pedagogiche hanno poi effettivamente dimostrato che quegli approcci molto diffusi in passato e sempre meno al giorno d’oggi, anche se ancora non completamente abbandonati, non solo non sono utili, ma sono dannosi, perché agiscono non soltanto sul profitto, ma in profondità, sull’autostima dei giovani e dei piccoli. Il motivo è semplice. Quando parliamo di educazione dobbiamo avere in mente un approccio positivo e costruttivo, capace di guardare alla costruzione dell’intera personalità del bambino che abbiamo davanti con gradualità, non al mero profitto del momento e all’obiettivo di breve periodo. Un rapporto che giudichi, ferisca, deluda, lasci infelice un bambino (o un ragazzo) non consentirà di fare strada lunga al lavoro degli educatori. Calamita Educational – ci fa piacere ricordarlo ogni volta che è possibile – ha fatto di questo pensiero una ragione fondante della sua esistenza, come si comprende bene fin dal nome: le calamite si attraggono, oppure non funzionano. Così è per la relazione educativa: se non si riesce a innescare magnetismo, condizione propria delle relazioni empatiche, non c’è possibilità di attrazione.
PERCHE’ IMPARARE RIDENDO
In sintesi potremmo dire che alla base della bella indicazione sulla bontà dell’ “imparare ridendo” di Gianni Rodari, ci sono 4 pilastri della pedagogia e delle neuroscienze, che potremmo sintetizzare così:
– Il bambino che abbiamo davanti è portatore di diritti suoi propri che dobbiamo rispettare, senza sovrastare né ignorare, come sancito nella Convenzione Internazionale dei Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
– Avere chiari gli obiettivi di lungo periodo del percorso di crescita, considerando e rispettando i passi intermedi da compiere nel rispetto della personalità, dei tempi e dei modi più consoni al piccolo individuo unico e irripetibile che abbiamo davanti
– Cercare di essere stabili e sicuri punti di riferimento, testimoniando accoglienza, ragionevolezza e fermezza nel recepire istanze e domande, adeguate ai punti di vista e all’età, possibilmente anche diversi dai nostri, fornendo sempre spiegazioni gentili, chiare e aperte
– Preferire sempre punti di vista, opzioni e soluzioni positive a quelli punitivi: il risultato è medesimo nel mostrare la via da intraprendere, ma se lo facciamo positivamente rafforziamo il piacere di trovare una buona soluzione, nutriamo il legame di collaborazione, incoraggiamo la capacità di cercare soluzioni anche in maniera autonoma. Se invece se lo facciamo punendo lasciamo frustrazione nell’altro e scoraggiamento nel tentare di nuovo e da soli la prossima volta.
Recentemente, abbiamo parlato di quanto sia importante “imparare divertendosi” con Patrizio Paoletti, mentore, motivatore, coach, uomo di pace, Presidente della Fondazione omonima, impegnata nella ricerca e nella diffusione di buone pratiche educative, capaci di migliorare le relazioni in famiglia e nella scuola. Oggi la Fondazione Paoletti ha realizzato un importante Vademecum per gestire l’emergenza CoronaVirus e ha dedicato un passo importante al divertimento, su basi neuroscientifiche. Se ti interessa leggere questo punto di vista sul tema, leggi anche questo nostro articolo: