Ritorno a scuola nel Parco? A Catanzaro è già realtà
Sembra proprio ispirato alla Giornata Mondiale dell’Ambiente (che ricorre il 5 giugno) e al contatto diretto con la natura, il ritorno “a scuola” di New SummerHill, polo educativo di Catanzaro guidato dalla Maestra Mena Puija, da sempre aperto alle sperimentazioni e alla pluralità dei metodi educativi.
Nella settimana in cui si celebrano a livello mondiale la sostenibilità e l’ecologia; nella settimana in cui l’Annuario dei dati ambientali dell’Ispra e il Rapporto Ambiente di Sistema fanno il punto e ci fanno sapere che nel periodo di lockdown globale il pianeta è tornato a respirare; nella settimana in cui il Veneto decide di far rientrare i suoi alunni in aula a giugno, mentre il Governo – sotto la scure degli scioperi sindacali e delle opposizioni in Aula – sembra aver deciso per il ritorno a settembre in classe con visiere (anziché mascherine) e separatori in plexiglass fra i banchi distanziati di un metro; proprio in questa settimana cruciale per le decisioni che riguardano la nostra Scuola, a Catanzaro si torna a fare lezione ma all’aperto, nella bellezza del Parco della Biodiversità, sotto il sole e seduti sui prati verdi di quello che qualcuno ha benevolmente definito il Central Park calabrese.
I beneficiari felici di questa iniziativa sono i bambini più piccoli, le fasce d’età che di più hanno patito la didattica a distanza, irrealizzabile o quasi se hai 3 anni e solo tanto desiderio in corpo di muoverti e saltare.
Calamita Educational ha incontrato la titolare della Scuola privata che ha avviato la bella sperimentazione, Maestra Mena, la cui struttura ospita in condizioni normali una sessantina di bambini da 0 a 5 anni. Oggi, fra tanti limiti, auspici e voglia di tornare alla normalità, ci racconta il periodo di lockdown e le caratteristiche della proposta per la ripartenza fatta ai genitori in più tempi, prima di arrivare alla risposta delle famiglie in questa fine “fase 2” che si appresta a diventare ormai “fase 3”.
“New SummerHill possiamo dire non si è mai fermata, se non altro come laboratorio di idee. Dopo la chiusura brusca delle porte, che ha lasciato tutti noi un po’ spiazzati, abbiamo continuato a lavorare per capire come portare avanti le nostre attività e continuare a tenere viva la relazione con i nostri bambini. Ci siamo così attivate in una sorta di didattica di emergenza, perché non credo in modo sostanziale nella “didattica a distanza” lavorando con bambini così piccoli.
Quali limiti hai riscontrato, Maestra Mena, con i bambini di questa fascia d’età proponendo la Dad?
Premetto che la tecnologia ci è certamente venuta molto incontro in questo periodo, è stata uno strumento molto valido, che ci ha spinto a metterci alla prova con nuove abilità: questo è un fatto positivo. I bambini sono naturalmente aperti al nuovo, quindi hanno accolto con entusiasmo dal principio questa novità, questo passaggio da attività di tipo analogico ad attività di tipo digitale. Un passaggio non semplice per i nostri bambini, abituati al pensiero lungo. Ma lo hanno fatto, accogliendo appunto con entusiasmo le prime proposte che di volta in volta abbiamo preparato per loro, in modo originale, pensato, dedicato, mai prendendo materiali già pronti e disponibili su internet in abbondanza, ma contenuti elaborati da noi apposta per loro, con le nostre canzoni, le nostre attività, i nostri volti, riproposti per loro con un nuovo strumento multimediale.
Un approccio in parte positivo, quindi, per bambini di età inferiore a 6 anni, ma con numerosi limiti, come gli ambienti educativi hanno da più parti evidenziato?
Sì, possiamo dire così, nell’immediato positivo, ma non sui tempi lunghi. Dalla nostra sperimentazione abbiamo imparato che questa modalità, questo approccio, pur avendo riscosso iniziale entusiasmo e interesse, ha avuto un successo breve. E questo è accaduto per diversi fattori, in primis perché il messaggio è stato sempre mediato dal genitore, cosa che non avviene quando il bambino è affidato a noi nelle ore scolastiche. In questa modalità arrivare al bambino è un po’ più complicato. Noi abbiamo proposto all’intera comunità le attività di sempre: parlare, cantare, ascoltare, abbiamo proposto il nostro “Cerchio della meraviglia”, ma con grandi difficoltà, perché il mezzo non aiuta certe forme di comunicazione basate sul dibattito, sul dialogo, ma anche sul linguaggio del corpo, dell’empatia.
C’è un aneddoto in particolare che testimonia questa difficoltà?
Premetto che io ho sempre consigliato alle mamme di non consegnare direttamente in mano ai bambini tablet o cellulari, che avrebbero creato la condizione per essere sottoposti in modo passivo a ulteriori contenuti, ma di far vedere loro sempre negli schermi grandi del televisore i nostri video. Finché siamo riusciti con le proposte a sollevare la loro memoria emozionale, a rievocare quello che si faceva a scuola è andata bene. Ad un certo punto è mancato però proprio quello che dicevamo prima: l’interazione, lo scambio. I bambini non sentendosi ascoltati sempre in maniera interattiva, hanno cominciato a rimanere male, a non percepire la reciprocità del confronto, a cui sono da sempre abituati nelle nostre classi, dicendo alle mamme: “Mamma ma perché la maestra non mi ascolta?”, “Mamma la maestra non mi risponde!”.
Chiaramente il sintomo del bisogno di un contatto diretto. Che cosa è successo a questo punto?
Abbiamo cominciato a immaginare una riapertura reale, in presenza, per rispondere alle esigenze dei bambini, principalmente, e anche delle famiglie, bisognose di supporto nella gestione dei figli con il ritorno quasi normale alla vita lavorativa. Il tutto secondo le nuove norme anti-Covid: orari di ingresso scaglionati e distanziamento in ingresso e uscita; sanificazione degli ambienti; contatti limitati al minimo; niente mensa, asciugamani usa e getta … le abbiamo pensate tutte, ma anche lì non sono mancate le difficoltà. Ancora troppi timori, dubbi e anche costi necessari ma poco vantaggiosi per riuscire a garantire almeno il rapporto di 1 educatore ogni 3 bambini da 0/3 anni; e di 1 a 5 per i bambini da 3/5 anni. Per ciò abbiamo optato per proposte all’aria aperta, che anche in virtù dell’arrivo del caldo, sono state bene accolte e ci hanno consentito di offrire belle opportunità di svago e divertimento, in condizioni di benessere e sicurezza ben gestibili.
Com’è andata? Come è stato il “ritorno ai bambini”?
Decisamente emozionante… meraviglioso… pieno!!! Le mattinate proposte sia al Parco Li Comuni, sia al Parco delle Biodiversità, realtà naturalistiche splendide che Catanzaro ci offre, sono stimolanti, ricche, gioiose. Si respira il desiderio di stare insieme. I Rangers del Parco si sono avvicinati ai bambini più volte, incuriositi e partecipi, e si sono complimentati, definendoci un “modello per tutti”, il ché non può che renderci orgogliosi. Abbiamo ripreso con le nostre lezioni di “Happy English”, abbiamo ritrovato i nostri amici personaggi… e se anche la realtà ancora ci impone regole e prudenza, possiamo dire con certezza che è possibile tornare a stare bene insieme.
(R.P.)
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